Il sakè è una bevanda alcolica che si ottiene dalla fermentazione di diverse varietà di riso. La sua gradazione alcolica è simile a quella del vino, che si aggira intorno al 5-6%.
Si può gustare sia freddo che caldo e di solito viene servito a una temperatura di 8°C. La differenza tra le varie tipologie di sakè riguarda il tipo di riso che viene utilizzato, più o meno raffinato e la gradazione alcolica.
Il sakè viene sorseggiato dai giapponesi con bocconcini di carne, verdura e pesce. Essendo un liquore a base di riso non viene mai abbinato al riso. Scopriamo insieme le caratteristiche di questo liquore e come berlo.
Caratteristiche del sakè
La più famosa bevanda alcolica giapponese offerta nei ristoranti cinesi e giapponesi, si ottiene grazie all’azione del “koji kin” un fungo che ne consente la fermentazione del riso. I suoi enzimi trasformano l’amido di riso in zucchero. La produzione del sakè subì un arresto nel corso della Seconda Guerra Mondiale per poi riprendere fino a diventare famoso, ai giorni nostri.
Per coloro che non conoscessero le diverse tipologie di sakè giapponese e gradazioni è bene sapere che sono suddivise in nove categorie a seconda: degli ingredienti, del grado di raffinazione del riso e del contenuto alcolico. Ogni categoria rappresenta le caratteristiche specifiche del profumo e sapore del riso che viene utilizzato.
In alcuni casi, si può ricorrere all’aggiunta dell’alcol per ottenere gradazioni maggiori. Oltre al tradizionale sakè, il vino rosso da tavola “Futsu-shu”, possiamo trovare i sakè premium Junmai, Honjozo, Tokubetsu Honjozo, Tokubetsu Junmai, Ginjo, Junmai Ginjo, Daiginjo e Junmai Daiginjo.
Il modo più convenzionale per sorseggiare il sakè è caldo. La temperatura suggerita in base alle tipologie è compresa tra i 40° e i 50°C. La maggior parte dei sakè può essere gustata a temperatura ambiente (16-18°). La preparazione consiste nell’immersione del “tokkuri”, un piccolo recipiente di ceramica in una pentola di acqua calda, facendo raggiungere la temperatura corretta in modo indiretto e delicato senza che ne modifichi l’aroma.
I “Ginjo” e i “Daiginjo”, ovvero le qualità più fruttate e delicate dei sakè, vengono servite fredde a una temperatura compresa tra i 5° e i 10°C.
Come servirlo? Qual è il suo sapore?
Il sakè, come abbiamo detto, può essere servito sia caldo che freddo. Lo si può accompagnare non solo con le tradizionali pietanze della cucina giapponese, sushi o sashimi, ma anche con piatti della cultura occidentale, rendendolo protagonista di aperitivi e cene al ristorante.
Il sakè può essere versato ai commensali secondo l’antica usanza nipponica, in piccole tazzine in porcellana chiamate “ochoko” oppure in bicchieri di vetro. Pur essendo meno tradizionale, il vantaggio dell’utilizzo del bicchiere di vetro consiste nella possibilità di assaporare il suo gusto delicato e fruttato in modo completo, osservando anche le sfumature cromatiche. Oltre alla tradizione, sempre più spesso il sakè viene servito come base per nuovi cocktail esotici, questo perché si tratta di una bevanda molto versatile.
Come si beve il sakè?
Non sembrano esistere delle regole per potere bere il sakè. Lo si può gustare freddo, caldo oppure a temperatura ambiente. Per scegliere la temperatura corretta è necessario adattarsi al tipo di sakè e stagione. Non sembra quindi, essere importante sapere se il suo sapore è più o meno fruttato oppure cosa si mangia in abbinamento.
Nella stagione invernale si tende a berlo caldo, in quella estiva freddo. Si serve caldo per accompagnare piatti caldi come zuppe, “gyoza” oppure “ramen” bollente. Si serve freddo o a temperatura ambiente, insieme a piatti freddi come sushi e sashimi. Per potere apprezzare meglio i sakè aromatici, questi vanno bevuti freddi in quanto, caldi potrebbero fare disperdere l’aroma.
A differenza di vino e birra, i sakè possiedono sempre un sapore molto delicato che non copre mai quello del cibo. Si può, pertanto, accompagnare a qualsiasi piatto, perché ne esalterà sempre il gusto. In particolare:
- caldo: tra i 30° e i 35°C ne esalta il gusto, mentre tra 40° e i 55°C si percepisce maggiormente l’alcol e la secchezza. Bere il sakè caldo può essere utile per accompagnare cibi grassi e molto forti, poiché la secchezza può aiutare a pulire la bocca;
- freddo: le basse temperature attenuano l’aroma del sakè. Le tipologie più aromatiche come il “ginjo” e il “daiginjo” sono più indicate per essere gustate a 10°-15°C. Freddo o a temperatura ambiente, può essere ideale per accompagnare piatti come il sushi oppure affettati e formaggi.