Casa di moda Reggio Emilia: quando è stata fondata Max Mara? Da chi?

La moda italiana occupa una posizione speciale nell’immaginario collettivo, nazionale e internazionale che sia. Se questo è possibile è in gran parte dovuto alla forte passione e all’enorme lavoro portato avanti dalle case di moda. Un emblema della categoria è Max Mara, ormai brand conosciuto a ogni livello. Conoscere la sua storia, le origini e alcune peculiarità aiuta a comprendere il valore aggiunto che viene associato alla produzione nata in Emilia-Romagna.

Per le persone la moda non è mai solo una questione di pura immagine. Di frequente nella mente dei consumatori e delle consumatrici il legame naturale quasi implicito che viene fatto è all’identità, all’espressione di se stessi. Ecco perché insieme alla necessità fisico-pratica di possedere determinati capi di abbigliamento si attivano anche altri discorsi: aspirazioni, desideri, bisogni personali.  Da questa prospettiva si comprende alla perfezione l’interesse che le case di moda sanno calamitare.

Quando si parla del settore e delle aziende che lo compongono è semplice associare nomi di brand ben definiti. Un caso che merita una menzione d’onore, a livello italiano e internazionale, è di certo Max Mara. Un’impresa che è diventata l’emblema di alcune delle migliori qualità associate alla moda italiana. Viene allora naturale chiedersi quale sia la storia, l’origine, i fondamenti che l’hanno condotta alla fama.

Max Mara: la storia della famosa casa di moda italiana

La storia di Max Mara si lega a filo doppio a quella personale del suo fondatore, ovvero il celebre Achille Maramotti. Personalità di spicco del settore manifatturiero italiano, l’imprenditore proviene da una famiglia che ha da sempre la moda tra le sue passioni portanti. È anche per dare seguito alla tradizione di famiglia che Achille Maramotti sceglie di dare vita alla sua azienda di moda. Nel 1951 quindi l’uomo decide di fondare la Max Mara in quella che diventerà la sua sede storica: la città di Reggio Emilia.

Avviando l’attività in proprio Maramotti introduce nel settore e nell’epoca alcuni concetti che si configurano come punti di rottura rispetto al passato. La passione per capi sartoriali di alta moda infatti si combina in modo sinergico con una forte spinta all’innovazione. Sono questi i cardini centrali che permettono all’imprenditore di fornire un nuovo processo produttivo all’azienda e gettare le basi per la sua espansione.

Sulla base di questa nuova concezione la moda si trasforma. Dalla pura lavorazione sartoriale per elité ci si ricollega infine al filone conosciuto come prêt-à-porter: la moda pronta per essere indossata. Per ottenere questo ambizioso risultato Achille Maramotti deriva le conoscenze dall’attività sartoriale della famiglia unendole alla sua esperienza sul campo.

Achille Maramotti e quel superlativo di qualità

Già partendo da queste premesse si possono cogliere le potenzialità di Max Mara. Peculiarità e visioni differenti che vengono richiamate fin dalla scelta del nome. Alcune tipicità infatti si possono mettere in collegamento solo approfondendo anche questo aspetto direttamente connesso con le origini della casa di moda. Quando, nel 1951, l’imprenditore fonda l’azienda MaxMara sceglie di associare la sua identità a concetti ben specifici. Il brand nasce dunque dalla combinazione del superlativo Max, ovvero massimo, e del diminutivo del cognome Maramotti.

Nonostante possa sembrare una mera nota tecnica, in realtà sono questi due elementi a ricondurre strettamente ai pilastri delle nuova concezione della moda. Sotto questa luce il capo d’abbigliamento trae valore dal meglio della sartorialità abbinata sempre però al processo di industrializzazione.

Il focus allora si sposta innanzitutto sulla qualità come viene esemplificato dalla scelta di inserire l’attributo max nel nome. Questo senza però rinunciare al tocco unico e personale che deriva dalla personalità dell’imprenditore. Motivo per cui l’abbinamento naturale diviene la scelta di aggiungere il diminutivo del cognome Maramotti. Una decisione che simbolizza fin dai suoi esordi la filosofia alla base della gestione aziendale e della produzione di capispalla.