Il loden è il tessuto senza tempo che da sempre è considerato un’eccellenza della tradizione tirolese. Intere generazioni di adulti e bambini hanno indossato cappotti, parka, mantelle e divise in loden nei tipici colori verde scuro, blu e grigio. In Italia ha raggiunto la massima diffusione negli anni 70 e 80, soprattutto negli ambienti intellettuali e benestanti, ma ancora oggi è considerato un tessuto elegante, pregiato e distintivo.
Periodicamente infatti il loden viene riproposto da famose griffe della moda come capo must have, ma al di là della tendenza del momento i lanifici altoatesini specializzati nella sua produzione lavorano tutto l’anno a ritmi serrati per far fronte alla richiesta su scala mondiale. Il loden viene spesso lavorato insieme ad altre lane pregiate come il cashmere e la lana merino, che donano al tessuto ancor più morbidezza e leggerezza. Il modello Hubertus è per antonomasia il cappotto di loden conosciuto in tutto il mondo e spesso definito semplicemente dal nome del tessuto. Chi lo ricorda? Linea pulita, lunghezza al ginocchio, grande piega lungo la parte posteriore, colletto semplice con bottoni in corno di cervo e il suo inconfondibile color verde bottiglia. Il costo di un cappotto di loden è rapportato alla qualità del tessuto e in media si colloca in una fascia di prezzo che va dai € 300 ai € 700.
LA LAVORAZIONE
L’origine della parola ‘loden’ risiede nell’antico tedesco ‘lodo’, termine che indica la ‘balla di lana’ e proprio da questa materia prima parte il processo di lavorazione che termina nella realizzazione del tessuto caldo e morbido che da secoli rappresenta l’icona tessile dell’Alto Adige. La prima operazione del processo di produzione del loden è la selezione e la tosatura delle pecore che generano la lana più morbida e delicata, che poi viene sottoposta a cardatura, filatura e tessitura. Il risultato di questi primi trattamenti è un tessuto che ancora risulta allo stato grezzo. La lana subisce poi una follatura, procedimento in cui il materiale viene bagnato con acqua calda, lavorato col sapone e manipolato con processi chimici e meccanici fino a raggiungere l’infeltrimento. La trama e l’ordito del tessuto si infittiscono e si compattano al punto di renderlo impermeabile e ancor più resistente. Infine nelle fasi di finissaggio il loden viene tinto, garzato, rasato e pettinato, in tal modo le fibre orientate in un’unica direzione convogliano l’acqua piovana e la lasciano scivolare via, migliorando l’impermeabilità. Un ultimo passaggio nell’essiccatoio dona al loden il suo caratteristico aspetto lucente. Dal 2010 uno dei più famosi produttori altoatesini di loden è riuscito a rendere il tessuto ignifugo.
STORIA DEL LODEN
Le prime testimonianze del loden risalgono al periodo medioevale, intorno all’XI secolo, allora il tessuto veniva lavorato dai contadini tirolesi e prendeva il colore originale della lana grezza delle pecore locali. La sua fama è cresciuta in modo esponenziale grazie al mantello di loden bianco indossato dall’imperatore Francesco Giuseppe, prodotto dal lanificio Moessmer di Brunico, la cui produzione è attiva ancora oggi. Il capo di loden era particolarmente adatto per le battute di caccia, grazie alle sue caratteristiche di silenziosità e calore. Da allora l’alta borghesia austro-ungarica e i nobili diedero seguito alla moda lanciata dall’imperatore, che in fogge diverse è arrivata sino ai tempi moderni, senza mai perdere quel caratteristico tocco tirolese e un po’ vintage che connota il loden.
MUSEO DEL LODEN
L’azienda Oberrauch Zitt ha realizzato un museo, il Lodenwelt a Vandois in Val Pusteria: un vero e proprio luogo magico dove è possibile conoscere la storia e la tradizionale lavorazione del Loden. La visita è un percorso sensoriale che parte dall’esperienza tattile con la vera lana di un gregge di pecore fino alla parete di cardi essiccati che servivano per pettinare il tessuto, senza tralasciare l’aspetto olfattivo, che riporta agli odori tipici della materia prima. All’interno si possono ammirare anche vecchi telai, attrezzi antichi e filmati in bianco e nero che raccontano la storia e l’evoluzione della produzione del loden. Una sezione molto interessante è anche quella dedicata ai molti modi di dire relativi al loden, uno in particolare colpisce l’attenzione per la sua veridicità: ‘Con la pioggia e con il vento se indosso il loden non mi spavento’.